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Quello del sale è un mondo dai mille colori, dal bianco candido, passando per le varie sfumature della madreperla, al rosa , al blu fino ad arrivare al nero.
La storia dell’uomo è sempre stata connessa al bisogno di sale. Conservare, medicare, scambiare ed anche sparare, costituiscono solo alcuni degli usi di questo semplice granello. Nelle zone in cui non si poteva disporre di sale, questo veniva scambiato con l’equivalente del suo peso in oro. All’epoca della schiavitù, uno schiavo veniva barattato per un blocco di sale della grandezza del suo piede. Si pensi anche all’origine della parola salario, dal latino salarium, risale all’antica Roma dove i legionari venivano pagati in sale.
Sotto il segno del sale sono state costruite strade, ben nota è la via Salaria che unisce Roma al Mar Adriatico, il cui nome deriva dall’utilizzo che se ne faceva: il trasporto del sale. Le altre “vie del sale” come quella che collegava le coste liguri alla pianura lombarda, la via piemontese o quella emiliana, diedero il via a numerosi scambi commerciali, ma anche a contaminazioni nella cultura gastronomica di intere regioni. Si pensi alle acciughe salate in Piemonte, ingrediente che ritroviamo in
varie ricette tradizionali, rappresentavano un modo per commerciare il sale evitando di pagare elevati dazi. Il sale veniva occultato agli occhi dei gabellieri, ricoprendolo con uno strato di acciughe.
Oggi l’utilizzo di diverse tipologie di sale non è più riservato al solo mondo dell’alta gastronomia, ma è entrato a far parte della cucina casalinga di tutti i giorni. Si è compreso che il sale è un ingrediente al pari delle altre materie prime, per cui deve essere di qualità, non raffinato e non privato di tutti i suoi oligoelementi naturali, fondamentali per la nostra salute. Aggiungere un sapido granello, dai gusti e dalle consistenze diverse in base alla provenienza, vuol dire giocare con gli equilibri, cercando il punto in cui diventi invisibile al palato e vada ad integrarsi alla naturale mineralità e sapidità degli ingredienti che compongono il piatto.
Un proverbio siciliano dice: “Pe’ fari ‘na bona ‘nsalata nci voli ‘nu tirchju p’acitu, ‘nu giustu po’ sali e ‘nu pacciu pe’ l’ogghju” – Per ottenere una buona insalata l’aceto deve essere messo da un avaro, l’olio da un pazzo e il sale da un uomo equilibrato.
Il consiglio dunque è: poco ma buono.